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  • Immagine del redattoreAndrea Pistocchi

Pochi chili di me

Le anime come le mie hanno bisogno di qualcosa che gli faccia da perimetro.

Così c’era scritto sul bigliettino che avevo nascosto in mezzo al libro che poco dopo ti avrei regalato per il tuo compleanno, il giorno che c’eravamo salutati con la certezza di rivederci dopo i tuoi impegni di lavoro. Me ne stavo sulla panchina, in un angolo ben riparato dal frastuono del traffico che impazziva sulla strada poco più in là. Consumavo l’attesa cercando le parole più belle, volevo che capissi che starti accanto era come fiorire.



Le anime come le mie hanno bisogno di qualcosa che gli faccia da perimetro.

In te continuo a perdermi e non ho più mani da parare per difendermi dal tuo assedio.



Così c’era scritto sul bigliettino, dai viali del parco soffiava la stagione nuova, profumava d’erba fresca, tiglio e fiori di ciliegio. Io, quel giorno ero felice.


Adesso me ne sto qui, come una biglia al centro di qualcosa senza sponde, i giorni mi cadono addosso senza più conseguenze e ogni volta finisce che scoppio a piangere come una vite tagliata.

C’è una forma di estraneità tra me e il mondo, guardo ma non vedo, tutto è come coperto da una apnea e io sono senza branchie.

Con il tempo mi sono accorto che il dolore ha una consistenza molto elastica e si adatta bene alla vita. In questa primavera strana in cui la distanza è più vera di quanto non sia mai stata, la nostalgia è più molesta e crudele, non ti lascia tregua e si prende tutto. Il sorriso, il tempo, la fame!

Non dormo mai, seguo il viaggio freddo della luna fino a quando si è nascosta dietro il muro. È un vuoto persistente che consolo ma non supero. Un paesaggio desolato che di notte toglie il sonno e fabbrica incubi nel poco che lascio. Sul cuscino mi aspetta ogni sera lo stesso grumo di fantasmi e cupi terrori. Ogni volta aspetto una nuova lama nel petto in disordine. La sola compagnia che non ho mai perduto è quella delle mie paure, mi stanno accanto, come un punto vicino al suo silenzio.

Resto a fare i conti con la sconcertante scoperta di quanto sia silenzioso, il destino, quando, d'un tratto, esplode. Accade tutto in silenzio, inizi a togliere l’ingombro, ad alleggerire il peso fino ad una forma diversa… adesso ci sono pochi chili di me, solo pochi chili, soltanto pochi chili hanno il mio nome.


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